Ripresa delle attività in carcere

In seguito all’epidemia di Covid 19, gli istituti penitenziari hanno chiuso l’accesso alla comunità esterna al carcere, di cui il volontariato è parte significativa. Si tratta di una scelta del tutto comprensibile nella fase acuta del contagio, dalla quale con fatica siamo usciti.

Dal 30 giugno sono formalmente decadute le limitazioni normative con cui si erano interrotti i rapporti ed i colloqui con il mondo esterno. Per l’occasione il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ha inviato una circolare con cui, purtroppo, non dà alle direzioni degli istituti indicazioni molto dettagliate circa le modalità con cui provvedere alla ripresa delle attività, ma lascia ampi margini di discrezionalità agli istituti.

Ad oggi in alcuni istituti toscani si sta già provvedendo alla ripresa parziale di alcune delle attività, mentre in molti non sono state date indicazioni precise.
Inutile ribadire quanto questo prolungato lockdown rischi di disperdere progetti e risorse messi in piedi con tanta fatica da tutto il mondo del volontariato, rischiando anche di far arretrare di decenni le conquiste e gli spazi ottenuti attraverso battaglie pazienti e silenziose.

Sulla base di queste considerazioni Giuseppe Caputo, coordinatore della Conferenza Regionale Volontariato Giustizia di Toscana e Umbria, ha fatto richiesta al Provveditorato Regionale Amministrazione Penitenziaria della Toscana di indicazioni più precise.  

Il Provveditorato ha inviato una nota alle direzioni degli Istituti di Toscana e Umbria con cui si invita ad una parziale riapertura delle attività trattamentali, ancorchè limitate ai “servizi alla persona” (sportello INPS, sportelli di consulenza, sportelli di segretariato sociale, patronati, ecc … )”.

Come volontari ci saremmo aspettati di più, per questo vogliamo continuare a fare pressione perché, pur con tutte le cautele necessarie, si possa tornare a svolgere il nostro servizio all’interno degli istituti.

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